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I primi documenti scritti riguardanti Ciano sono del X secolo.
La pieve di San Lorenzo di Ciano viene espressamente nominata in un documento del 1141 aveva alle sue dipendenze sette cappelle, 4 delle quali nel territorio ora bolognese, di questa storia antica poco resta come costruzione a testimonianza tranne i resti del Castellaccio.
Essendo la storia più antica del paese alquanto complessa appare opportuno tenere un certo ordine sui principali storici che ne hanno parlato.
Lodovico Ricci (1) riporta i seguenti dati:
“Comune del marchesato di Guiglia, ducato, diocesi di Modena ; è plebana col titolo di San Lorenzo ed è matrice di Montombraro . Da Guiglia dista quattro miglia e venti da Modena. Ha una popolazione di 400 abitanti. Confina a Levante con lo stato bolognese, a Mezzogiorno con Montombraro, a Ponente con Montorsello, a Settentrione con Guiglia e il bolognese “.
Girolamo Tiraboschi nel suo dizionario (2) , afferma che Ciano si trova ricordato con diversi nomi : Cianum, Ciglianum…
E’ chiesa plebana, nella Congregazione di Guiglia.
Trovasi nominato un Dominicus de Ciliano, in una carta del 934 (3), conservata a Nonantola.
Nel 1141 fu implicato in una contesa con Monteveglio per il diritto sulla nuova chiesa di Ganzano, fatta costruire da Ribaldo Vescovo di Modena ; causa vinta da Ciano.
I canonici di S. Apollinare in Ciano avevano diversi beni, nominati in una bolla di Gregorio VIII nel 1187.
In una carta del 1179 trova che “ Cellanum “ invia i propri Valvassori al gran consiglio generale per giurare fedeltà ai patti stabiliti fra Modena e Bologna.
Col nome di Zianum è citato nel documento riguardante i confini del 1222 tra Bologna e Modena.
Nel 1224 l’arciprete di Ciano viene delegato dal Vescovo di Modena a portare lettere ai Canonici di S. Apollinare e col nome di Ciliano nel sec. XIII.
Come Ciglianum appare nel 1321, quando il Vescovo di Modena concede un canonicato a Giovanni de Buraldi, mentre Guidotto de Guidotti canonico e arciprete, secondo l’uso del tempo, viveva in Bologna.
Anche Ciano, come altri paesi di confine, fa l’altalena tra Modena e Bologna alla quale resta soggetto dal 1238 al 1299.
Dopo 8 anni che il lodo di Bonifacio VIII aveva assegnato il ritorno a Modena, torna a Bologna fino al 1338 (4).
La collegiata di ciano nel sec. XV contava solo due canonici e le tre chiese di Montombraro, di S. Biagio e S. Margherita, che nel sec. XVI ritroviamo come beneficio semplice.
Nel sec. XVII, Ciano e Montalbano furono dati in feudo a Claudio Barbieri Fontana, il quale non molto dopo lo cedette al marchese Bellincini e costui, nel 1637, lo scambiava con Francesco Montecuccoli per avere Semese.
Un oratorio risalente al 1630 e dedicato a San Benedetto fu fondato dall’Abate di San Pietro che ne tenne il giuspatronato.
Pantanelli e Santi (5) riportano anche nel sec. XII i Valvassori di Ciano riconoscevano l’autorità di Modena, i bolognesi bruciarono la fortezza di Ciano nel 1238.
Nel sec. XVI il paese fu esposto a frequenti invasioni e travagli e nel 1535 vi rimaneva ucciso il famigerato “ Podeto “.
Il passaggio da Montecorone a Claudio Barbieri Fontana avvenne nel 1612 ; questi nel 1618 vi fondò un monastero che non ebbe successo.
Nel 1637, tornato nelle mani di Francesco Montecuccoli, lo aggregò a Guiglia col quale divise le sorti fino al 1797.
I ha notizie di uno “spedale “ dedicato a S. Maria di Roncadelli, già esistente nel sec. XV.
Il Comune di Ciano ebbe terribilmente a soffrire per una serie di lavine, iniziate in località Canè nel 1679 e continuate negli anni 1681, 1729, 1733 e 1785, apportando danni ingenti all’agricoltura e alle case diroccate ; la lavina pian piano arrivò fino al greto del Samoggia.
Ferdinando Manzini (6), insiste nel dire che Ciano divenne pieve, con Missano “ per gemmazione “ da quella di Trebbio.
Dello stesso parere è anche Paolo Mucci (7). Invece Giuseppe Russo (8), nell’ Organizzazione plebana, ritiene che “ la plebs de Ciliano “ , possa considerarsi l’immediata erede di Monteveglio, assegnata prima a Parma e poi a Bologna. Asserisce inoltre che solo le pievi di Ciliano e di Semelano sono assegnate al sec. XII, Semelano nel 1187 e Ciano nel 1195.
Il Pistoni (9), ricorda Ciano nel 934 e nel catalogo del 1299, assegna a Ciano S.Biagio di Valle, San Salvatore di Montombraro, S. Margherita, S. Alberto di Stagnano, S. Bartolomeo di Betazzone e gli Ospedali di Roncadelle e della Dozola.
Il Comune di Ciano e la sua Chiesa venne data in Commenda nel 1343 sotto Clemente VII, papa in Avignone.
Delle visite pastorali del 1564 e 1565 di Ciano riporta che la canonica è caduta per frana e che la chiesa sta male, mentre della popolazione, afferma che è “un buon popolo “.
Francesco Gavioli (10), in un elenco del 1565, trova che Ciano era sotto la Congregazione di Guiglia e il suo rettore è Don Ercole Carretti, mentre in un secondo elenco del 1640 il Rettore si chiamava Don Andrea Zocca.
Secondo il Manzini il primo Rettore risale al 1141 e il primo arciprete al 1609 (11)
G.Pistoni (12) afferma che l’importanza di questo comune appare anche dalle 5 chiese e dai due ospedali che ha sotto la sua pieve.
L’ insediamento del 934 viene riportato anche da Paolo e Gianna Dotti Messori (13).
Renato Bergonzini (14) parlando della viabilità scrive che la strada principale della “ Guelfa “, dalla Toscana passa da Pistoia al Modenese.
Col tempo, detta strada arrivava a Cutiliano, alla Croce Arcana e Serrazzone ; qui vi fu una biforcazione quella per Trentino-
A questo punto la strada prendeva due diverse direzioni, la prima scendeva per Salto, Rosola, Missano, Castellino, Rocca Malatina, Monteveglio e il Samoggia ; la seconda più diretta per Montetortore, ponte della Dozola entrava nel Samoggia ai piedi di e proseguiva per Nonantola.
Il Mucci (15) afferma che la prima giurisdizione di pieve di Trebbio partiva a nord sa S.Apollinare raggiungeva la Panaro, prima che per gemmazione si formassero le pievi di Ciano e Missano.
Il Russo (16) afferma che Ciano è nominato nel 1195, mentre Trebbio come pieve viene citato solo nel 1291.
Si dovrebbe quindi dedurre, stando ai documenti, che la gemmazione di Ciano da Trebbio, poggi solo su supposizioni più o meno probabili.
Dall’archivio di Guiglia si apprende che Don Giovanni Notari divenne parroco nel 1774.
Da una lettera del 10 / 3 / 1801, inviata all’arciprete della Congregazione di Giglia risulta : “Desidera Mons. Vescovo, che per contentare i parrochi… della Congregazione di Montombraro, lasci che il predicatore, termini il Quaresimale a Ciano….. per conservare la quiete nell’una e nell’altra Congregazione “ parroco era ancora il Notari.
Dal 1823 al 1825, essendo parroco Don Domenico Odorici vi sono diversi atti di nati, matrimoni e morti.
Dagli ultimi documenti risulta che dal 07/05/1827 parroco era Don Domenico Grandi che si trova anche nel 1853. A un suo inventario appare che il beneficio di 78 biolche, da un reddito netto di lire 690 e la fabbriceria dà un reddito di 214.
Nel 1838 i fuochi di Ciano erano 85 e le anime 480.
BIBLIOGRAFIA
1 – L. Ricci ; Coreografia dei territori Estensi. Modena ER. Soliani 1738
2/ 3 -
1824-
4 – G. Silingardi ; Modena nei secoli. Modena ed. Teic. 1980
5– D. Pantanelli e V. Santi ; Itinerari, in “ l’Appennino Modenese, Rocca San Casciano ed. Cappelli 1895
6 –F. Manzini ; La pieve di Trebbio. Modena tip. Ferraguti 1907
7– P. Mucci ; Il plebanato di Trebbio : in “ L’Alta Valle del Panaro “ Modena sedes Muratoriana 1981
8– G. Russo ; Organizzazione plebana, in L’Alta Valle del Panaro “ ecc..
9 – G. Pistoni ; Origini del cristianesimo in “ L’ Alta Valle del Panaro “ 1981 ecc..
10 – G. Russo ; op. cit.
11 – F. Manzini ; op. cit.
12-
13 – P. e G. Dotti Messori ; Influenza feudale in “ L’ Alta Valle del Panaro “ 1981 ecc.
14 – B. Bergonzini ; Viabilità e insediamenti in “ L’ Alta Valle del Panaro “ 1981 ecc.
15 -
16 – G. Russo ; op. cit.