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La storia più recente ha inizio nel 1874 con l’arrivo, come parroco, Mons. Domenico Saldinari, eccezionale figura di sacerdote.
Costruì chiesa e canonica e nei 50 anni del suo ministero diede grande impulso alla formazione cristiana e sociale di questa popolazione.
Altra figura di parroco che ha lasciato un’ impronta rilevante è stata quella di Don Nello Pedroni.
Arrivato nel 1943 in piena guerra, con coraggio affrontò quel periodo e con l’aiuto dei parrocchiani costruì nel 1951 le sale ricreative attigue alla chiesa.
Continuò poi con la costruzione del fabbricati sede del centro addestramento professionale, delle scuole medie e materna presenti fino al 1976 con annesso convitto.
Curò molto la formazione cristiana.
Dal 1981 anno della sua morte, dopo le presenze brevi di Don Arturo Gabrielli e di Padre Giacomo Bigoni, la comunità non ha il Parroco residente.
MONSIGNOR DOMENICO SALDINARI
La figura di Domenico Saldinari e il ruolo da lui svolto come parroco consentono a distanza di oltre un secolo dalla scomparsa di consegnarne il grande valore della storia locale.
Uomo tenace e laborioso, prete integerrimo, “ poteva liberamente predicare il Vangelo senza temere che gliene rinfacciassero una pagina “ scrisse Don Eliseo Capitani, parroco di Ciano dal 1927 al 1944.
Il suo zelo sacerdotale è dimostrato anche dalle molte pratiche religiose istituite o incrementate ( come la Festa della Madonna del Carmine, ancora oggi mantenuta nella seconda domenica di luglio ), ma egli seppe unire una religiosità profonda, sostanziata di preghiera e meditazione, con una dinamicità ed un impegno civile multiformi.
Nell’ archivio parrocchiale di Ciano è depositata una “ memoria “ manoscritta di questo “ parroco di montagna “ , autore è Don Valentino Lolli, cappellano a Ciano dal 1905 al 1926, dove ritornò per trascorrere gli ultimi anni di vita assistito dall’allora parroco Don Nello Pedroni.
Risoluto e talora irruente, sapeva all’ occorrenza essere mite e gentile; battagliero senza essere polemico, non scendeva mai a compromessi con l’errore pur avendo sempre parole di scusa per tutti. Quando per la sua indole focosa, eccedeva nelle discussioni e nella difesa dei principi in cui credeva, chiedeva pubblicamente e privatamente scusa. Amava i poveri e in essi confidava. Qualcuno osservava che per erigere chiesa e canonica ( suo primo e costante impegno ) occorreva l’ intervento dei “ signori “ e Saldinari rispondeva : “ Ricco non è chi possiede molto, ma chi ha qualcosa da dare agli altri “ .
Scrive Don Capitani : “……prese tutti i suoi parrocchiani e li lievitò “.
Ai suoi parrocchiani chiese molto, sembrava una pazzia costruire una nuova chiesa così come l’aveva progettata, ma pareva che per lui non ci fossero ostacoli .
Amava conversare con tutti e spesso raggiungeva il paese di Castelletto di cui era nota l’alta percentuale di abitanti anticlericali, dai quali però era rispettato ed anche amato.
Monsignor Saldinari, per la sua formazione mentale e morale, che non ammetteva superficialità e ipocrisia, che si opponeva a conformismi e a pregiudizi, non poteva ovviamente andare bene a tutti. Un giorno egli confidò : “ Non tutti i miei parrocchiani mi guardano come padre, io però li guardo tutti indistintamente come figli “ .
Era nato a Marano sul Panaro il 3 settembre 1846, frequentò la scuola elementare e a Vignola il ginnasio; dal 1861 al 1868 compì gli studi ecclesiastici nel seminario di Modena e, in attesa di essere nominato sacerdote ( per la troppo giovane età ), si diplomò maestro elementare.
Insegnò a Marano fino al 1873, anche dopo l’ ordinazione sacerdotale avvenuta nel 1869.
Erano gli anni del positivismo, recente era la Breccia di Porta Pia.
L’ astio laicale del governo e l’ atteggiamento intransigente della Chiesa alimentavano un conflitto che turbava le coscienze e la vita del Paese.
L’ autorità didattica locale fece le sue rimostranze al giovane maestro per l’insegnamento “ troppo clericale “, egli rispose “ Mi sento sempre e solo sacerdote “ e si ritirò dall’insegnamento.
L’ 8 dicembre 1874 giunse a Ciano in qualità di economo spirituale e il 7 gennaio dell’anno seguente ebbe la nomina a parroco.
Era uomo di media statura, di ossatura solida, asciutto ma non magro; da un contegno austero univa maniere affabili.
Era puntuale negli appuntamenti, meticoloso nelle prediche, preciso nella corrispondenza, brioso nella conversazione.
I suoi funerali furono un trionfo di popolo e di clero, misto al generale compianto.
L’ inizio della sua attività parrocchiale incontro l’ostilità delle famiglie influenti abituate a gestire la parrocchia ; una piccola oligarchia che non voleva sostituire la tolleranza del vecchio predecessore, Don Domenico Grandi, con la volitiva energia del nuovo parroco.
Al suo arrivo trovò la chiesa, gli arredi, la canonica, il beneficio in uno stato desolante. Incominciò dalla chiesa; il vecchio tempio era chiuso al culto perché pericolante e le funzioni sacre si svolgevano negli oratori di Castellaccio (dedicato a San Benedetto ; crollato negli anni ’60, vi si celebrava una sagra ) e dei Boschi ( aveva anch’ esso la sua festa annuale ).
Già il 4 dicembre 1878 nasce un comitato per la nuova chiesa e due anni dopo, il 19 settembre, si procede alla posa della prima pietra.
Don Saldinari organizza personalmente il lavoro, guida i trasporti con buoi, gira di casa in casa ad invitare al lavoro. Con uno stuolo di volontari raccoglie sassi nei torrenti, e taglia legna nei boschi per cuocere la calce.
Curava tutto nei minimi particolari. Sapeva suscitare l’entusiasmo e sollecitare l’orgoglio di paese con iniziative eclatanti, come quando guidò personalmente una colonna di 15 carri, trainati da 60 paia di buoi, per trasportare in un solo giorno da Spilamberto il materiale per la copertura del tetto.
La consacrazione della chiesa avvenne il 9 agosto 1903 e il giorno dopo, festività del patrono, si inaugurò l’organo fornito dalla ditta RIEGER.
Arricchì la chiesa di pregevoli ornamenti : una tela raffigurante San Lorenzo martire è opera del pittore Giovanni Gagliardi ( autore delle “ glorie “ per le beatificazioni in San Pietro ) , benedetta il 16 / 04 / 1899 da Leone XIII. Sempre di San Lorenzo eseguì un bassorilievo in terracotta lo scultore Domenico Bernabei, opera collocata nella lunetta sovrastante la porta maggiore. Altre due terracotte dello stesso Bernabei, rappresentano : l’ annunciazione ( sopra la porta laterale sinistra ) e il Battesimo di Gesù ( nell’interno ).
Nell’anno 1900 diede inizio alla costruzione della nuova canonica. Ultimata in breve tempo vi si trasferì in occasione della consacrazione della chiesa. In quegli anni progettò anche l’esecuzione del nuovo campanile, opera che non riuscì a realizzare alla quale, tuttavia, legò il valore di cinquantamilalire in capitale bestiame e scorte agricole.
L’ attuale torre campanaria fu fatta erigere da Don Nello Pedroni, a cui si deve anche l’aver commissionato al pittore B. Semprebon di Modena la tela che ritrae il Saldinari in atteggiamento di restauratore della vita sociale e spirituale della Parrocchia ( tela posta sull’ architrave della porta centrale, all’interno della Chiesa ).
Ma queste opere murarie, pur rappresentando una impresa poderosa, non darebbero una esatta dimensione dell’uomo se non si collocassero alle tante altre attività, non meno irte di difficoltà, di cui s’intesse la vita di Don Saldinari.
Nel settore dell’agricoltura fu un vero pioniere, un autentico riformatore. Preoccupato della povertà che dilagava in quelle campagne, dove infioriva lo scorbuto e la pellagra ( a Ciano (-
Introdusse la concimazione sistematica, i fertilizzanti, le rotazioni agrarie, gli aratri di ferro, le vacche lattifere e promosse l’istituzione di un caseificio per il conferimento del latte. I risultati ottenuti invogliarono i paesi vicini ed allora Don Saldinari, a cavallo, andava da Zocca a Montese ad insegnare questi nuovi metodi.
Stilò un “ Capitolato di mezzadria per la parrocchia di Ciano
Nell’ambito di tali lotte agrarie dell’ età giolittiana, così cariche di tensioni, la battaglia modesta ma costante e incisiva di Mons. Saldinari seppe prevenire scontri nelle ancora pacifiche terre cianesi.
Con questo spirito, per sua iniziativa sorsero a Ciano molte istituzioni : Unione del lavoro, Cassa Rurale, Cooperativa di Consumo; Segretario gratuito del popolo. Promosse la strada carrozzabile per Zocca, costruì un nuovo cimitero, istituì il servizio medico. Durante la Grande guerra diede vita a una rete di contatti permanenti fra i militari e le loro famiglie.
E’ sorprendente come il suo spirito, così proteso al pratico, sapesse nel contempo piegarsi ad una costante avidità di cultura. Il vescovo Bruni tenne in alta considerazione la sua preparazione culturale e spesso si rivolgeva a lui per avere consigli.
Don Saldinari fu dotato di forza, intelligenza e di quella energia del volere che trae a sé la fortuna.
Per questo fu grande costruttore di anime e di cose.